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Reportage

Albania, il paese delle aquile

Albania, il paese delle Aquile
 
È partito ad Agosto il primo tour di gruppo Pepita per l’Albania, una nuova destinazione per scoprire un paese così vicino al nostro, eppure considerato quasi un fantasma per molto tempo. Alla ribalta sui nostri quotidiani solo per le notizie di cronaca negli anni ’90 a causa dei numerosi sbarchi lungo le nostre coste.

Abbiamo viaggiato per ben 1200 km e visitato tutti i siti più importanti del paese, ripercorrendo le tracce che la storia ha lasciato, dalle tribù dei popoli Illiri (a partire al III Millennio a.C.), ai greci e ai romani, ai veneziani e agli ottomani, fino al più recente capitolo del lungo e durissimo regime comunista sotto il leader Enver Hoxha.

Da Tirana, atterrati in aereo, ci siamo diretti verso Sud fermandoci a visitare il Monastero bizantino di Ardenica e poi, circondato da un paesaggio idilliaco, il bellissimo parco archeologico di Apollonia, città situata lungo l’antica Via Egnatia e fondata dai coloni greci nel 588 a.C. in onore al Dio Apollo. Il sito vanta anche un museo molto ricco di reperti archeologici e di opere d’arte e la Chiesa ortodossa di Santa Maria, affiancata da un suggestivo chiostro. È stato scoperto da una spedizione di archeologi francesi nel XX secolo e a tutt'oggi la collaborazione e la sponsorizzazione dei lavori di scavo da parte francese è motivo di vanto per le autorità locali.

Lungo il percorso abbiamo scorto qua e là i resti dei circa 60.000 bunker di cemento, costruiti tra il 1950 e il 1985, eredità militare del regime ossessivo di Hoxha. Proseguendo lungo la costa, superata la città di Valona con il suo nuovissimo boulevard lungomare arricchito da alberi di palme e invitanti spazi verdi, abbiamo raggiunto il parco nazionale Llogaraja e pernottato a 1.000 metri di altitudine in un grande e accogliente resort nel cuore di un fresco bosco! La mattina seguente è stato sorprendente trovare un branco di daini che sostavano pacificamente sotto le terrazze delle camere a brucare l’erba all’ombra della pineta!

Il secondo giorno abbiamo viaggiato lungo la strada panoramica litoranea, che da Llogaraja scende fino a Saranda. Passando da Porto Palermo, così chiamato da un gruppo di nostalgici soldati italiani durante la Seconda Guerra Mondiale, siamo arrivati fino al parco archeologico di Burtrint (Butrinto), Patrimonio dell’Umanità Unesco, situato a pochi chilometri dal confine con la Grecia. Scoperta durante gli scavi condotti dall’italiano Luigi Maria Ugolini nel 1924, la città è nascosta in un’insenatura marina, oggi parco naturale, della costa ionica di fronte all’Isola di Corfù, di cui era l’emporio. È stata popolata a lungo, dal VII sec. AC fino agli inizi del XIX sec.

La cosa più affascinante che abbiamo visto sono i resti di un battistero del VI secolo con il pavimento circolare a mosaico, di una bellezza incredibile e la Basilica Paleocristiana ancora perfettamente conservata! Si passeggia tra i resti delle mura, le chiese, il teatro greco, il santuario dedicato al Dio Asclepio e il ninfeo, tutto circondato dal verde degli arbusti, dei giunchi e dal blu del mare. Per finire la giornata ci siamo regalati un meritato bagno nelle acque della spiaggia di Saranda e una cena fronte mare a base di pesce!

Nei due giorni successivi l'itinerario è continuato verso Nord-Est in direzione delle due cittadine entrate a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco negli anni 2000. Gjirokastra o Argirocastro, la “Fortezza d’Argento”, città natale del grande scrittore Ismail Kadare.  Berat, la “Città dalle mille finestre” divisa dal fiume in tre quartieri storici: la Kala (castello), Mangalem e Gorica. È stata molto interessante la visita al museo Onufri, ricca collezione di icone ortodosse dell'artista Onufri e altri artisti nel XIX sec e al Museo Etnografico. Ci si tuffa nel vivo della storia passeggiando lungo i vicoli lastricati dei centri storici di epoca ottomana con le antiche abitazioni in pietra e legni scuri, ancora ben conservate, che si ammucchiano sui pendii sotto le fortezze e tra i coloratissimi bazar dell’artigianato locale. I castelli sono stati importanti roccaforti durante il dominio dei Turchi durato ben 500 anni. Dall’alto si domina il bel paesaggio circostante con folti boschi di pini, ulivi e ciliegi.  Per 2 notti abbiamo dormito all'Hotel Mangalemi nel quartiere Mangalem, un vero gioiello ricavato da un’antica casa ottomana, dove l’ospitalità e il calore del popolo albanese ci hanno accolti con generosità! Una piccola curiosità: prima di arrivare a Berat si passa davanti al monte Shpirag, dove durante il regime era stata realizzata una delle scritte più grandi al Mondo, con il nome del dittatore: ENVER. Dopo la sua morte e la caduta del regime, qualcuno ha modificato l’ordine delle lettere componendo la nuova parola: NEVER, che significa mai più!

La veloce e moderna superstrade ben asfaltata ci ha portato fino alla città di Skodra, sul lago al confine nord con il Montenegro. Prima una breve sosta a Lezhe per la visita al Mausoleo di Skanderbeg, l’eroe nazionale. Poi la visita al castello di Rozafa, teatro di una struggente leggenda, sito in cima alla collina dalla quale si domina un panorama meraviglioso sulla confluenza dei fiumi Drin, Buna e Kir. A Skodra siamo passati dalla piazza con la statua di Nene Tereza, Madre Teresa di Calcutta, immenso personaggio celebrato in vari luoghi del paese. Nel centro storico abbiamo visitato la Chiesa cattolica che durante il regime fu trasformata in una palestra scolastica con tanto di gradinate per gli spettacoli tra anelli e sbarre. A seguire la Fototeca Marubi, che prende il nome dal fotografo italiano Pietro Marubi, con una bellissima collezione di fotografie dalla fine dell’Ottocento con i primi dagherrotipi, fino ai toccanti scatti che testimoniano le sofferenze del popolo nel lungo e durissimo periodo del regime comunista.

Arriva anche il giorno più emozionante, partiti per raggiungere i 3 laghi artificiali di Koman, percorrendo una strada panoramica mozzafiato in tutti i sensi! Sia per i suggestivi panorami, che per la strada tortuosa e piena di buche e cedimenti!  Dopo una breve sosta per il caffè in un luogo paradisiaco di fronte ad un pacifico laghetto di montagna, siamo arrivati finalmente all’imbarco del traghetto a Koman. All’inizio sembrava tutto piuttosto insignificante, ma quando il battello è partito iniziando a navigare in questo canyon azzurrissimo con le pareti di roccia a picco sull’acqua, sembrava veramente di essere nel cuore di un tipico fiordo norvegese, solo che la temperatura sfiorava i 33 gradi!! E’ stato molto appagante e rilassante, il tutto accompagnato dalla musica locale e da balli improvvisati sul ponte più alto del battello! All’arrivo a Fierze, il bus è ridisceso con noi per portarci fino al confine con il Kosovo. Dopo i controlli doganali, ci sono pochi chilometri per arrivare fino alla città di Prizren, una delle tre principali cittadine di questo autoproclamato Stato. Molte nazioni ancora non lo riconoscono come tale, ad esempio la Russia. Qui vivono ora pacificamente molti abitanti di etnia albanese e alcune minoranze serbe. L’atmosfera che si respira è tutta giovane, piena di vitalità e di voglia di divertimento. Ristoranti, bar alla moda, negozi e locali notturni e tanta, tanta gente allegra che riempie le strade. Si incontrano ragazze con il viso avvolto nel velo islamico, insieme ad altre in abiti stretti o minigonne vertiginose. I tristi eventi della guerra del ’99 sembrano ora solo un lontano e sbiadito ricordo… Le mie fotografie ritraggono il corso del fiume che attraversa la città coi suoi ponti in pietra, la luce del crepuscolo è dolcissima e ovunque si stagliano i profili dei minareti delle moschee, insieme alle chiese ortodosse e a quelle cristiane. Qui tutto appare in armonia, unito e in pace.

La mattina del settimo giorno, siamo partiti per rientrare in territorio albanese, fermandoci a visitare la città di Kruja, roccaforte della resistenza contro l’invasione turca del XV secolo. Qui è celebrato l’eroe nazionale, Skanderbeg, che per oltre 25 anni ha fronteggiato l’avanzata ottomana salvaguardando il suo popolo e i territori oltre l’Adriatico dalla conversione alla religione islamica. Oggi è ricordato con un museo monografico a lui dedicato e fatto costruire nel castello di Kruja durante il regime di Hoxha. La forza di questo personaggio storico è così identificata nel popolo albanese, tanto da non riconoscerlo più solo come un paladino dei valori religiosi precedenti alla conversione all’Islam.

In serata siamo infine arrivati a Tirana e abbiamo fatto una breve passeggiata a piedi nei dintorni dell’enorme Piazza Skanderbeg, che con il suo aspetto neo-razionalista è il fulcro del centro cittadino. Al centro si trova la statua equestre dell’eroe nazionale, vi si affacciano il Palazzo della Cultura, il Museo di Storia Nazionale ben riconoscibile dal colorato mosaico sulla sua facciata, lo storico Hotel Tirana International del 1979, la Torre dell’Orologio e l’elegante Moschea di Et’hem Bey, che purtroppo non abbiamo potuto visitare all’interno perché era in fase di restauro. In sordina, la nostra guida ci ha portato nel cortile retrostante della Galleria d’Arte Nazionale, dove sono collocate alcune vecchie statue in bronzo di Lenin, Stalin, Hoxha e altri personaggi storici, che sono state eliminate dalle piazze e dai viali cittadini dopo la caduta del la dittatura. Sono lì, come in un vecchio e polveroso deposito, a testimoniare un passato, non distrutte ma nemmeno acclamate, in attesa di un futuro… La mattina seguente invece siamo partiti dal quartiere Blloku, nato come quartiere residenziale per i funzionari del partito Comunista, al quale nessun cittadino poteva accedere, qui si trova anche l’ex residenza di Enver Hoxha. Poi a piedi dall’Università ci siamo incamminati lungo un grande boulevard alberato su cui si affacciano il Palazzo dei Congressi, i palazzi di alcuni ministeri e un checkpoint con i 3 simboli del regime: paranoia, terrore, isolamento. Siamo arrivati fino alla grande Piramide, costruzione in cemento, vetro e marmo (ormai rubato lastra per lastra), nata per ospitare la tomba di Enver Hoxha, che ora si trova in un cimitero di periferia. Infine la visita ai tre piani del Museo Nazionale di Storia, il più importante del paese, con una ricchissima collezione di reperti archeologici al primo piano,  tra cui la Testa di Apollo trovato negli scavi di Butrint; un’esposizione dedicata alla guerra antifascista degli anni ’20 e ’30 e il padiglione intitolato al genocidio comunista negli anni dal 1943 al 1992.

È un piccolo paese l’Albania, poco conosciuto, ma ricco di testimonianze storiche e soprattutto sorprendente per la grande varietà di paesaggi che cambiano sotto i nostri occhi. Una natura ricca e generosa, verdi vallate e boschi, la macchia mediterranea e i litorali dalle acque azzurre e cristalline. Un piccolo mondo antico che segna il confine tra Balcani e Mediterraneo.
Il turismo è ancora poco conosciuto nei siti storici e nelle città dell’entroterra. Quest’anno si è registrato un incremento vertiginoso del turismo italiano, però soprattutto verso le località balneari per i prezzi molto accessibili, il buon clima e le belle spiagge. È vero che la viabilità è ancora parecchio difficile in alcune parti del paese, soprattutto nel Sud, ma questo non vi deve scoraggiare a intraprendere il viaggio. La calorosa ospitalità, la buona cucina con piatti di influenza mediterranea, italiana e greca con prodotti molto genuini e freschi, i meravigliosi parchi archeologici, le città storiche, i bei paesaggi molto vari e ancora in buona parte incontaminati, sono tutti validi motivi per visitare l’Albania e regalarvi un viaggio in un luogo ancora molto preservato e fuori dai soliti percorsi.

“Fate che chiunque venga a voi, se ne vada sentendosi meglio e più felice”.
Nene Tereza, Madre Teresa di Calcutta
 
 
 
Nicoletta Tenderini,
Gran Tour Albania
Agosto 2018
 


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