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Reportage

Colombia, il Paese che non ti aspetti

COLOMBIA
IL PAESE CHE NON TI ASPETTI

Quando ho iniziato a pensare all'organizzazione di questo viaggio mi incuriosiva il fatto che la maggior parte delle persone con cui parlavo di questa destinazione, associava la Colombia al narcotraffico e, di conseguenza, aveva un’immagine negativa legata al pericolo che poteva comportare viaggiare in questo Paese.

Alle molte persone alle quali rispondevo “Colombia”, alla domanda dove sarei andata ad accompagnare il gruppo di agosto, in prima battuta mi chiedevano "ma non è pericoloso?". Ho visitato altri paesi in Sud America, ognuno con problematiche di sicurezza diverse, quindi devo confessare che un po’ di pregiudizio sul fatto che Bogotá non fosse proprio la città più tranquilla del mondo ce l'avevo pure io...

Le persone che si sono iscritte al viaggio sono partite con molta curiosità di scoprire questo Paese ancora sicuramente poco conosciuto dal turismo di massa.

La Colombia è molto grande, pertanto decidere quali mete proporre in questo itinerario non è stato facile; tra l’altro c’è da tenere presente che i collegamenti interni vengono effettuati quasi sempre in aereo, perché non esiste una rete ferroviaria, data la conformazione montuosa del territorio con la catena andina che attraversa la parte centrale. Inoltre le strade non sono ineccepibili e non sempre asfaltate quindi i tempi di percorrenza sono lunghi.

Il risultato del viaggio doveva evidenziare l'aspetto culturale, etnico e naturalistico, che personalmente trovo che sia la combinazione vincente per cercare di capire un po', in breve tempo, l'identità di un Paese
Un punto fermo, da subito, è stata la zona di San  Augustin perché mi sembrava molto interessante la visita al Parco archeologico alla scoperta dell'antica civiltà che ha popolato queste zone tra la fine del V secolo a.C. e la fine del III secolo a.C. Poi ho pensato all'aspetto etnico, quindi il mercato di Silvia mi è sembrata una buona occasione per venire a contatto con i Misak, una comunità che cerca di conservare fortemente le antiche tradizioni e la propria identità. Per quanto riguarda l'aspetto coloniale della Colombia, non ho voluto limitarmi solo alla bellissima città di Cartagena perché ho pensato che valesse la pena vedere anche Villa de Leyva e Barichara; in rotta per queste città abbiamo avuto la possibilità di visitare la bellissima Cattedrale di Sale di Zipaquira ed il Parco Nazionale di Chicamocha, con lo spettacolare canyon che abbiamo attraversato in ovovia. E poi la mitica Cartagena, veramente spettacolare sia la parte coloniale che quella moderna. Visto che la Colombia è anche Mar dei Caraibi, mi è sembrato giusto aggiungere 3 giorni di puro relax in un’isola a 2 ore di barca dalla costa di Cartagena, Isla Múcura, nell'arcipelago San Bernardo. 

La Colombia è una nazione di contrasti che accoglie i più svariati ambienti naturali, climi e paesaggi: dalle nevi perenni delle tre catene delle Ande alle spiagge sabbiose e ai mari caldi dei Caraibi, dalla lussureggiante foresta pluviale dell’Amazzonia al deserto della penisola della Guajira, dalle immense savane attraversate da fiumi a una vasta giungla che si estende verso il Venezuela e arriva al Rio delle Amazzoni. La Colombia è il Paese dei mille particolarismi, primo fra tutti, quello etnico, frutto della fusione di amerindi, discendenti di coloni spagnoli e schiavi africani. Come tutti i popoli latini, anche i colombiani stupiscono i viaggiatori per la loro ospitalità e la passione irrefrenabile per il ballo e per i ritmi caraibici. Ogni occasione è buona per fare festa ed esibirsi in ritmi sensuali e appassionati. Città incantevoli, gente sorridente e lunghe spiagge rendono questo Paese la meta ideale per una vacanza all’insegna del relax e del divertimento. La terra colombiana è inoltre in grado di produrre prodotti genuini come il caffè, di cui il Paese è il secondo esportatore al mondo dopo il Brasile, il tabacco, il cotone, la canna da zucchero, il mais, il frumento, la manioca e molti altri. E' un Paese ricco di storia, come dimostrano le città di Cartagena e Bogotà. Le case in stile ispanico dai balconi in legno tutti fioriti, le strade animate da venditrici di frutta fresca, lustrascarpe, poeti, calessi galoppanti, venditori di sigari, insieme alla cucina creola, fanno della Colombia una meta “speziata” che non si dimentica più.

Il nostro viaggio ha avuto inizio a Bogotá (2400 metri sul livello del mare, 10 milioni di abitanti circa) la capitale della Colombia, che abbiamo raggiunto con voli della compagnia colombiana Avianca. Dopo aver incontrato la nostra guida Rodrigo, abbiamo iniziato le visite, partendo dal Museo dell'Oro presso il quale sono custodite parti delle preziose testimonianze archeologiche nazionali. Il Museo ospita infatti la più grande collezione di manufatti in oro frutto dello straordinario artigianato delle maestranze locali, insieme a molti altri reperti di materiale vario, testimonianza della vita degli indigeni prima dell’avvento degli Europei. A seguire abbiamo visitato il centro storico denominato la Candelaria dove si trova Plaza Bolivar con la statua di Simon Bolivar detto il Libertador in ragione del suo decisivo contributo all'indipendenza della Colombia; la Capilla del Sagrario e il Capitolio, sede del Parlamento. In seguito abbiamo visitato il Museo Botero, dedicato alla straordinaria opera di colui che viene considerato come il più grande artista sudamericano vivente. Dopo un bel pranzo in un ristorante tipico del centro, nel pomeriggio siamo saliti in funivia al Santuario di Monserrate, dove abbiamo goduto di una vista panoramica sulla città.
 
Il primo impatto con questa metropoli è stato subito positivo, perché a differenza di altre grandi centri del Sud America, non ho avvertito nessuna sensazione di pericolo, passeggiando nelle strade del centro.  Abbiamo dormito in un buon hotel, in una zona residenziale.
 
Con un volo aereo abbiamo raggiunto Popayan “La Ciudad Blanca”. Dopo aver incontrato la nostra guida Andrea, un italiano che vive a San  Agustin da circa 14 anni, ci siamo trasferiti in hotel, molto carino, in un vecchio monastero, adiacente alla Chiesa di San Francisco. Andrea da subito ci ha detto che avevamo fatto bene a scegliere Popayan e San Augustin come parte della meta del viaggio, in quanto molto identificativi per capire il Paese. Ci ha fatto fare una bella visita guidata di 3 ore circa della città, tutta a piedi, in quanto tutte le attrazioni principali erano raggiungibili dall'hotel; è stato davvero molto interessante! Abbiamo visto il Parque Caldas, intorno al quale furono erette le principali costruzioni religiose e governative, la Torre del Reloj, considerato il simbolo della città, il Puente de Humilladero, la Iglesia de Santo Domingo, in stile barocco, disegnata dall’architetto spagnolo Antonio García per ordine della famiglia Arboleda, la Iglesia de San Francisco, in stile barocco considerata la più bella chiesa della città. Oltre le bellezze architettoniche Andrea ci ha raccontato anche tante curiosità come ad esempio che Popayan ha un ottima cucina tanto che l'Unesco l'ha inserita nella lista dei patrimoni culinari. La cena questa sera non l'abbiamo fatta in hotel, ma in un ristorante tipico, che abbiamo raggiunto a piedi.
 
Il giorno successivo siamo partiti presto per raggiungere in tempo il Mercato di Silvia, piccolo villaggio situato in una zona montuosa circondata da vaste piantagioni di canna da zucchero, territorio dell'etnia Misak. Ogni martedì, il villaggio di Silvia si trasforma in un vivace e pittoresco mercato dove i Misak scendono dalla montagna vestiti con il loro tradizionale “anacos” (gonna azzura al ginocchio) per vendere frutta, verdura ed artigianato. Dopo il pranzo in un semplice ristorante, siamo partiti per affrontare il viaggio verso San Augustin, attraverso una strada sterrata piena di buche, detta la “Trocha”, in mezzo ad un parco Nazionale, vicino ai confini con la Foresta Amazzonica, circondati da una natura bellissima. Per alcuni è stata una bella prova di resistenza fisica al mal di autobus; non ci sono toilette durante il percorso, quindi soste in plein air...
 
Siamo arrivati in serata a San Agustin, una cittadina localizzata sui contrafforti del Massiccio Colombiano al sud del dipartimento dell’Huila, è uno dei luoghi archeologici più importanti della Colombia. La sistemazione alberghiera è stata in un semplice eco-resort, carino, dove abbiamo mangiato bene con prodotti naturali di produzione propria. Al mattino è stato bello svegliarsi in mezzo alla natura e dopo una piacevole colazione all'aperto, siamo partiti alla scoperta del principale motivo della nostra visita in queste zone il Parco Archeologico di San Agustin  il più grande di tutto il Paese che custodisce tra le sue valli un mistero ancora irrisolto, riguardante la fantomatica civiltà degli augustiniani, di cui ad oggi non conosciamo ancora abbastanza. Non si ha una conoscenza precisa delle culture agustiniane, ma si sa che praticavano forme complesse di culti, specialmente culti funerari. Erano popoli agricoli, con un’economia basata sulla coltivazione del mais, e integrata da tuberi e frutta, caccia e pesca. Avevano inoltre una conoscenza avanzata dell’arte della ceramica. Di misteri, in queste valli ce ne sono molti, e chissà se saranno mai svelati, ma di certo il fascino di questo arcano contribuisce a rendere ancora più interessanti questi luoghi ameni e fuori dal tempo. Nel pomeriggio siamo scesi con il pullman all'Estrecho del Rio Maddalena, uno dei fiumi più importanti della Colombia, molto bello dal punto di vista paesaggistico.
 
Prima della partenza per Bogotá, al mattino abbiamo visitato una finca di caffè. In questa zona si raggruppa una buona parte della produzione di caffè del paese, tanto da indicarla come una delle “zone cafetere”. Le condizioni climatiche particolarmente miti e il territorio individuato in un bosco tropicale compreso tra i 1300 e i 1700 metri, favoriscono una produzione del caffè di alta qualità. In Colombia è possibile raccogliere il caffè durante tutto l'anno, sebbene le stagioni dedicate alla raccolta vanno da marzo a giugno e da ottobre a gennaio.  Dopo aver acquistato del buon caffè siamo partiti in direzione di Neiva, la città da dove abbiamo preso il volo diretto a Bogotà.
 
Da qui è cominciata un'altra parte importante del nostro itinerario, abbiamo visitato come prima tappa l’impressionante Cattedrale di Sale di Zipaquirà, magnifica opera d’arte e ingegneria. La visita inizia in un tunnel, lungo il quale si trovano le quattordici stazioni della Via Crucis, che conduce alla Cupola da dove si può osservare la grande croce in bassorilievo. Si giunge infine alle tre navate della Cattedrale, collegate tra di loro da aperture che rappresentano la nascita e la morte di Cristo. Nella navata centrale si trovano l’altare maggiore, una croce di 16 metri di altezza e la creación del Hombre, un’opera intagliata in marmo dallo scultore Carlos Enrique Rodriguez.
 
Dopo un pranzo in un buon ristorante abbiamo proseguito per Villa de Leyva, una bella città fondata nel 1572 da Hernan Suarez de Villalobos per ordine del nuovo regno di Granada. In epoca coloniale rivestiva un ruolo molto importante poiché il vice-re e il suo seguito vi trascorrevano molto tempo. Oggi la città è un gioiello coloniale con la Piazza Maggiore di 14.000 metri quadrati circondata da case dalla tipica architettura spagnola, viuzze e stradine di pietra e la chiesa parrocchiale del XVII secolo. Qui hanno girato la serie televisiva Zorro. Questa sera abbiamo dormito in una tipica casa coloniale, la Posada San Antonio, molto carina, in pieno centro.
 
Partiti di buon ora abbiamo raggiunto nel pomeriggio Barichara dichiarata monumento nazionale nel 1975 per la sua struttura urbana ben conservata e l’architettura di epoca coloniale. Tra le chiese più importanti abbiamo visitato la Capilla de Santa Barbara costruita alla fine del XVIII sec. Purtroppo il monumento all' Hormiga Culona (!!) l'abbiamo trovato chiuso.
 
Il viaggio è proseguito in direzione di Bucaramanga, una grande città ma poco interessante dal punto di vista culturale, che è stata la tappa di una notte durante il nostro tour solo perché da qui abbiamo preso l'aereo per Cartagena (con scalo sempre a Bogotà). Durante il percorso abbiamo visitato il Parco Nazionale di Chicamocha per ammirare il maestoso Canyon, il secondo più grande del mondo, una volta era un lago di oltre 108.000 ettari di superficie, abitato da animali che avevano ben 2.000 metri di profondità in cui muoversi, esplorare e giocare. Un enorme specchio d'acqua che oggi, prosciugato, forma un incredibile paesaggio di altezza impressionante e con avvallamenti e curve dal fascino mozzafiato. Abbiamo attraversato il Canyon in ovovia, per ammirare meglio la spettacolarità del paesaggio. È una meta molto frequentata dai colombiani ed essendo domenica ci siamo trovati con tantissime persone che erano venute qui a mangiare e ascoltare musica: abbiamo passato una piacevole domenica colombiana!
 
Arrivati a Cartagena, un po’ stanchi dai vari spostamenti, ci siamo sistemati in un semplice hotel, in una delle zone centrali della città, nel quartiere di Getsemani, molto caratteristico e più originale rispetto al centro, preso d'assalto dai turisti. Le sistemazioni alberghiere a Cartagena sono di tre tipi o semplici hostal o dimore storiche in centro entrambi con poche camere, oppure i grandi alberghi situati nella zona di Bocagrande, la parte moderna della città.
 
Fondata nel 1533 dallo spagnolo Don Pedro de Heredia, Cartagena, insieme a la Habana e San Juan de Puerto Rico, è stata una dei tre porti più strategici ed importanti delle Indie occidentali. Da questa città partivano le ricchezze di cui avevano bisogno i re spagnoli per mantenere la gigantesca impresa conquistatrice. Fu per altro la prima città della Colombia a dichiarare nel 1811 la sua completa indipendenza. Per proteggerla dai costanti attacchi di corsari e bucanieri si costruì intorno alla città la più grande muraglia e fortificazione dell’America, oggi una vera ricchezza architettonica di tipo civile, religiosa, militare e governamentale, dichiarata per altro dall'Unesco Patrimonio Storico e Culturale dell’Umanità e Patrimonio Nazionale della Colombia dal 1959. La città vecchia conserva intatto il fascino e l’incanto del periodo coloniale con strette viuzze sulle quali si affacciano luminosi edifici dalle belle porte e balconate in legno
 
Il pomeriggio di arrivo a Cartagena non abbiamo fatto nessuna visita, siamo andati in centro a fare una prima passeggiata e un po' di shopping. Il centro storico si gira bene a piedi, è sicuro e ci si può avventurare in tutte le stradine alla scoperta degli angoli più caratteristici. A Cartagena è bello perdersi!
 
Si è rivelata un’ottima scelta quella di lasciare il pomeriggio libero per attività individuali in quanto il cambio di clima da fresco a caldo umido ci ha sconvolto un po', quindi qualcuno ha preferito riposare. La sera è venuta a prenderci la guida e siamo andati in un ristorante in centro a cena.
 
La mattina successiva con l'eccezionale guida Marta abbiamo fatto la visita della città, partendo prima dalla parte moderna di Bocagrande, a seguire il Monastero-Chiesa della Popa, costruito nel 1606 e che si eleva in cima ad un promontorio anticamente chiamato La Popa del Galeon. Abbiamo visitato il Castello di San Felipe di Barajas, la cui costruzione iniziò nel 1536 grazie ad un gruppo di soldati spagnoli e schiavi africani. Venne eretta per strategia militare sul colle di San Lazaro con mattoni e pietra, da un’altezza in cui ogni movimento del nemico era visibile e di conseguenza, il tempo di reazione era massimizzato per rispondere a qualsiasi tentativo di invasione. Prima di pranzo abbiamo fatto una bella passeggiata sempre nel centro storico con la guida che ci ha spiegato i vari monumenti.

Il soggiorno di 3 notti a Isla Múcura è stata la ciliegina sulla torta per questo bel viaggio. Siamo partiti con il motoscafo privato del resort dal piccolo porto turistico di Cartagena e dopo 2h circa siamo arrivati sull’isola, con sistemazione all'eco-resort Punta Faro, una bella struttura situata su una piccola spiaggia di sabbia bianca. Il vantaggio di questo posto lo abbiamo visto subito, erano i grandi spazi verdi che andavano dalla spiaggia, alle camere e al ristorante, con tante aree relax con amache o lettini... una meraviglia. Il silenzio era il rumore più forte!
 
Isla Múcura è una delle 10 isole che compongono l’Arcipelago di San Bernardo che dal 1996 è entrato a far parte del Parco Nacional Natural Corales del Rosario, una delle riserve naturali più belle della Colombia. Isla Múcura dista poco più di 100 km da Cartagena ed è un vero paradiso tropicale, una perla caraibica dalla barriera corallina incontaminata, dalle spiagge bianche e dal mare cristallino dove potersi rilassare 360 giorni all’anno.
 
Giunti al termine di questo lungo viaggio posso dire di essere abbastanza soddisfatta e sinceramente farei pochissime modifiche all'itinerario: mi sembra di aver raggiunto l'obbiettivo avendo inserito “un po' di tutto” per riuscire ad entrare meglio nell'anima del Paese. Il clima in questo viaggio è stato molto particolare: i primi giorni fino a Bucaramanga si alternava fresco e caldo e qualche piccola sporadica pioggerella, quindi era necessario abbigliamento vario e a cipolla! Poi una volta arrivati a Cartagena e Isla Múcura il clima era caraibico, quindi molto umido e caldo. In ogni caso il mese di agosto l'ho trovato un periodo molto buono per recarsi in Colombia.
 
Durante il percorso ho incontrato tanta gente, che viaggiava in maniera autonoma, e molti di loro avevano in programma il trekking a piedi oppure a cavallo, in quanto il paese offre molto da questo punto di vista. È un viaggio consigliabile a tutti, in quanto può essere facilmente adattabile alle varie esigenze.
 
La Colombia in questi ultimi anni sta lavorando molto per togliersi di dosso la brutta fama di paese pericoloso, i colombiani sono persone molto gentili e ospitali che hanno voglia di accogliere i turisti… E il viaggio è stato bello che per questo: ha smentito i nostri pregiudizi!
 
Antonella Pacetti,
Gran Tour Colombia
Agosto 2018


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