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Reportage

Avventura in Madagascar

Viaggiare in Madagascar significa venire a contatto con una realtà unica: quest’isola ha un’anima profondamente africana ma strettamente legata ai colori e ai sapori provenienti da Oriente: un mix estremamente attraente per chi ama viaggiare e scoprire luoghi autentici. Non è possibile non rimanere affascinati dalla particolarissima fauna che abita le foreste, dai baobab e dai paesaggi di incredibile bellezza che variano da zona a zona. Insieme a tanta ricchezza coesiste anche una realtà durissima, quella della popolazione locale che ancora, in molte parti dell’isola, vive in condizioni a dir poco precarie.


 
AVVENTURA IN MADAGASCAR
Un viaggio fuori dall’ordinario, dentro l'avventura

Quest'anno ho accompagnato un bel gruppo nel lontano Madagascar: una grande isola, la quarta più grande del mondo, al di là del canale del Mozambico. 

È stato un viaggio straordinario per tanti motivi, innanzitutto la gente è molto accogliente e, nonostante la povertà a volte estrema, orgogliosa della propria terra. Al nostro arrivo ad Antananarivo Tanà per i malgasci – ci ha accolto lo staff del nostro corrispondente in loco con fiori e cappelli di paglia; anche se erano le due di notte eravamo tutti allegri e pimpanti, sicuramente ci siamo svegliati per il rocambolesco ritiro delle valigie: all’aeroporto internazionale di Antananarivo c'è un solo nastro e sull’aereo eravamo in 500… Ecco, mi sono sentita subito in Africa! 

Ho visitato tanti altri paesi di quest'area geografica, quindi conosco l’ African style, le persone che viaggiavano con me invece lo conoscevano un po’ meno: beh, il Madagascar è un ottimo Paese per iniziare a conoscere questo stile. 

Fuori dall’aeroporto si respirava un brezza frizzantina perché Tanà si trova a 1250 metri di altitudine e ha proprio quell' aria sorniona che appartiene solo alle città d'Africa.  Un bus era ad aspettarci per il trasferimento in hotel e durante il tragitto si poteva già percepire lo stile della città: tante baracche barcollanti, poca illuminazione e le strade piene di buche, ma nonostante questo primo approccio notturno c'era già qualcosa di magico nell'aria. 

Al mattino seguente abbiamo conosciuto la guida che ci avrebbe accompagnato per tutto il periodo, il signor Zakaria, un uomo di mezza età, interessante e acuto. Siamo partiti subito per il nostro tour che si è sviluppato lungo una delle 3 strade asfaltate del Madagascar la RN 7 che va da Antananarivo a Tulear. Nella parte centrale, il paese è formato da una catena montuosa che l'attraversa creando il caratteristico paesaggio degli altopiani con ampie vallate, possenti montagne, canyon e foreste fino ad arrivare alla foresta spinosa del secco sud.

I primi tre giorni li abbiamo trascorsi negli altopiani, dove la terra è ricca e ben coltivata, la gente vive in capanne o case che si reggono in piedi a malapena, ma hanno di che sfamarsi. Molto interessante è stata la visita alla fabbrica artigianale di pentole di alluminio di Ambatolampy, che vengono fatte con tutto materiale riciclato, usando sistemi molto arcaici. 

Ad Ambositra, cittadina adagiata al centro di un'ampia valle con magnifiche risaie terrazzate, ci siamo fermati per visitare la fabbrica del legno - il palissandro - mentre al Parco Nazionale di Ranomafana abbiamo avuto il primo contatto con i lemuri, l'animale endemico e simbolo del Madagascar.

Dopo una notte trascorsa in un alberghetto, vicino all'ingresso del parco, con la luce che andava e veniva e con camere un po’ "scassate", siamo partiti per la visita al parco, ci hanno accompagnato e assistito le guide in un percorso di circa due ore che si sviluppa in mezzo alla foresta: un saliscendi abbastanza agevole per persone che sono abituate a camminare e soprattutto che indossano scarpe da trekking antiscivolo (qualcuno non le aveva e qui è rischioso avventurarsi nella vegetazione senza l’attrezzatura adeguata). Siamo rimasti un po’ delusi perché i lemuri li abbiamo visti da lontano, in mezzo ad una fitta vegetazione, ma in fondo questo è anche il bello dei luoghi naturali e selvaggi come questo: gli animali non sono telecomandati! 

Abbiamo avuto la fortuna di vedere l'animale stecco, cioè che si mimetizza completamente con il ramo dell'albero, incredibile se non me lo facevano notare non l’avrei mai riconosciuto… Però quel momento non mi sono più attaccata ad un albero! 

Al termine della visita abbiamo mangiato in un ristorantino locale e proseguito per Fianarantsoa, la "capitale" della regione dei vigneti di Betsileo (ok, vi svelo un segreto: il vino prodotto qui non è esattamente buono).  

Già durante questi primi tre giorni abbiamo avuto modo di gustare la buona cucina malgascia, dove non manca mai il riso ad accompagnare il piatto principale formato da carne di zebù cucinata alla griglia o in umido, pollo oppure maiale; normalmente, prima del piatto principale, viene servito un antipasto che spesso è una zuppa o un insalata. Mangiando nei ristoranti e negli hotel selezionati dal nostro corrispondente non abbiamo avuto problemi di gastrointestinali e ci siamo permessi il lusso di mangiare anche verdure crude come pomodori e cetrioli. 

I lemuri ci aspettavano il giorno successivo, nella piccola Riserva di Anja, qui abbiamo dato sfogo alle nostre macchine fotografiche, immortalandoli a distanza molto ravvicinata. 

Il viaggio prosegue poi verso l'arido sud ed il paesaggio cambia radicalmente, dai verdi e lussureggianti altipiani al marrone, per lunghi tratti non si incontrano città grandi ma solo piccoli villaggi con tanti, tantissimi bambini, a piedi nudi, affamati e anche assetati: qui abbiamo avuto proprio la triste percezione di visitare un paese tra i più poveri al mondo; nonostante questo, la gente aveva il sorriso sulla bocca: incredibile per noi. L'etnia Bara popola queste terre, gente orgogliosa e fiera delle loro antiche e particolari tradizioni, soprattutto legate al rito della sepoltura dei propri cari. 

Questa sera ci siamo sistemati in un bellissimo lodge alle porte del Parco Nazionale dell'Isalo, che abbiamo visitato il giorno seguente. Dopo un paio di giorni di sistemazioni in hotel tipici dell’Africa (una volta senza luce, una volta senz'acqua) c'era proprio bisogno di un po’ di comfort!  Il Satrana Lodge ci ha accolto in uno scenario spettacolare con distese di savana a perdita d'occhio, dove era uno spettacolo osservare sia l’alba che il tramonto. E oltre allo spettacolo della natura è impossibile non ricordare il piacere provato nell’assaggiare l’alta cucina malgascia del lodge: davvero ottima! 

Il giorno dopo è stata la volta di uno spettacolare trekking di 12 km all’interno del parco tra lemuri, paesaggi meravigliosi e tanto entusiasmo delle persone del gruppo nell'assaporare tutte queste bellezze. Abbiamo fatto un pic-nic in mezzo alla foresta tra i lemuri che ci saltavano intorno. Prima di rientrare nel nostro bellissimo lodge ci siamo goduti un tramonto spettacolare alla Finestra sull’Isalo, con un aperitivo offerto dalla nostra guida (spumante caldo e noccioline). 

Lasciando a malincuore il nostro bel Lodge ci siamo diretti ancora verso sud, Tulear era la nostra meta: una brutta città, la terza più grande e importante del Paese, ma è stata l’occasione per fare un ottimo pranzo da Giancarlo, un italiano che si è trasferito qui e ha aperto un ristorante dove abbiamo festeggiato il compleanno di un partecipante del gruppo e la festa di Ferragosto. 

Dopo pranzo siamo andati ad Ifaty per visitare la Foresta di Baobab, un altro simbolo del Madagascar: due ore di percorso tra questi curiosi alberi dalle strane forme, bello è stato vedere il tramonto. Dopo una settimana che eravamo in giro, la parte finale del viaggio l'abbiamo dedicata al mare nella splendida Anakao, un piccolo villaggio di pescatori ad un’ora di barca da Tulear. Il viaggio per raggiungere Anakao è un po’ rocambolesco, tra carri trainati da zebù e barche con discesa in acqua (perché qui non esistono pontili). 

Sono stati tre giorni di relax tra gite in barca per avvistare le balene che vengono qui in estate, visite a isole deserte e meravigliosi aperitivi in spiaggia al tramonto (che qui è a dir poco spettacolare!); anche se la sistemazione alberghiera era spartana il contesto paesaggistico era splendido! 

Siamo rientrati a Tanà con un volo da Tulear e l’ultimo giorno l’abbiamo dedicato alla visita della capitale, con un trattamento speciale da parte della proprietaria dell’agenzia turistica corrispondente, che ci ha offerto un aperitivo nella sua casa con vista spettacolare sul lago di Tanà. La sera ci ha ospitato sempre a casa sua per la cena, prima del transfer in aeroporto.

È stato un viaggio ricco di tutto in una terra poverissima, dove impera la corruzione ed il potere è nelle mani di poche persone; per fortuna che il sorriso della gente non lo potrà rubare nessuno.

Spero di poterci tornare quanto prima. Noi abbiamo visitato solo una parte del Paese, ci sono tanti altri itinerari interessanti da fare e luoghi meravigliosi da scoprire, ma a causa della mancanza di strade sono più difficili da raggiungere. 

Antonella Pacetti,
Agosto 2016


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